Georgés Bizet, a proposito del primo solo per saxofono, introdotto nell’opera L’Arlésienne, 1872 affermò che “solo il saxofono poteva donare tenerezza, passione sfumata di contenuta riservatezza” .  Secondo Ornette Coleman: “le cose più belle che i neri hanno detto sulla loro anima, le hanno dette al sax tenore“. Negli ultimi sessant’anni, il sax ha assunto un ruolo inedito: da strumento complementare, parente povero del clarinetto, a oggetto del desiderio. Marcello Piras sostiene che “… il sax ha il potere di rendere desiderabile qualunque cosa… come un mendicante che ha vinto la lotteria, il sax ha visto ribaltarsi il suo status: da anonimo a superstar, da rarità a moneta corrente, da oggetto bizzarro a familiare”.